Una volta lesse che il lussurioso è portato a concentrarsi solo su
alcuni aspetti del partner come il corpo che diventa il polo
dell’attrazione erotica. In tal modo tenderebbe a escludere tutto il
resto e arriverebbe a oggettivare quel corpo e a spersonalizzare la
persona. Da qui la convinzione di chi scriveva che così facendo il
lussurioso non solo non conoscerebbe l’intesa psicologica e affettiva,
ma avrebbe anche paura del confronto con un altro essere umano nel quale
è possibile rispecchiarsi. Quindi concludeva dicendo che il lussurioso
non si vuole specchiare, non si vuole vedere, non si vuole confrontare.
Per la religione dominante la lussuria causerebbe un grave turbamento
della ragione e della volontà, un accecamento della mente, un egoistico
amore di sé che condurrebbe alla negazione dell’amore per il prossimo e
all’incapacità di controllare le proprie passioni.
Argomenti assolutamente lontani da Rosario Santacroce che riteneva il
corpo importante alla stregua della mente da dove partiva il contatto.
Grazie a questo mix giungeva l’appagamento fisico che portava in dote la
serenità dell’anima e della mente, l’acquietamento delle pulsioni,
l’azzeramento dei problemi, lo spegnimento della propensione violenta e
la gioia della condivisione. Se una persona non riusciva a catalizzarne
l’interesse, se non riusciva a catturarne la mente difficilmente finiva
nel suo letto. A Saru non interessava la semplice ginnastica da camera
come è un rapporto sessuale privo di qualsiasi nutrimento psicologico e
mentale. Amava il gioco della seduzione che per essere praticato
richiede di per sé capacità incompatibili con il non confronto, la
superficialità e l’ignoranza. Soprattutto non tollerava l’egoismo in
camera da letto…
(Gioco mortale – Capitolo 7 – La lussuria)
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