Una volta lesse che il lussurioso è portato a concentrarsi solo su
alcuni aspetti del partner come il corpo che diventa il polo
dell’attrazione erotica. In tal modo tenderebbe a escludere tutto il
resto e arriverebbe a oggettivare quel corpo e a spersonalizzare la
persona. Da qui la convinzione di chi scriveva che così facendo il
lussurioso non solo non conoscerebbe l’intesa psicologica e affettiva,
ma avrebbe anche paura del confronto con un altro essere umano nel quale
è possibile rispecchiarsi. Quindi concludeva dicendo che il lussurioso
non si vuole specchiare, non si vuole vedere, non si vuole confrontare.
Per la religione dominante la lussuria causerebbe un grave turbamento
della ragione e della volontà, un accecamento della mente, un egoistico
amore di sé che condurrebbe alla negazione dell’amore per il prossimo e
all’incapacità di controllare le proprie passioni.
Argomenti assolutamente lontani da Rosario Santacroce che riteneva il
corpo importante alla stregua della mente da dove partiva il contatto.
Grazie a questo mix giungeva l’appagamento fisico che portava in dote la
serenità dell’anima e della mente, l’acquietamento delle pulsioni,
l’azzeramento dei problemi, lo spegnimento della propensione violenta e
la gioia della condivisione. Se una persona non riusciva a catalizzarne
l’interesse, se non riusciva a catturarne la mente difficilmente finiva
nel suo letto. A Saru non interessava la semplice ginnastica da camera
come è un rapporto sessuale privo di qualsiasi nutrimento psicologico e
mentale. Amava il gioco della seduzione che per essere praticato
richiede di per sé capacità incompatibili con il non confronto, la
superficialità e l’ignoranza. Soprattutto non tollerava l’egoismo in
camera da letto…
(Gioco mortale – Capitolo 7 – La lussuria)
Le avventure del cronista salentino Rosario Saru Santacroce piacciono a chi non può fare a meno di suspense e mistero ma anche a chi semplicemente ama le buone letture
venerdì 30 settembre 2016
Saru, la lussuria e i lussuriosi
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mercoledì 28 settembre 2016
Saru, gli atzechi e la grotta dell’amore
Andò dritto verso la sua femminilità abbeverandosi a quella che gli
atzechi chiamavano la grotta dell’amore. Le fece sentire a lungo la
voglia che aveva di lei finché, ormai pronta, non la penetrò
insinuandosi tra le gambe ornate. Avrebbe potuto venire subito
riempiendola con il suo nettare e invece il gioco durò parecchio. Le
lingue cominciarono a cercarsi e a sfidarsi rincorrendosi in una sorta
di danza indemoniata, vogliose di gustarsi il sapore che già sapevano
avrebbe inebriato le menti. L’uno abbandonato nella morsa dell’altra per
dare corpo all’idea di pos-sesso che non avrebbe mai limitato
la libertà dell’altro. Contribuiva il desiderio ad alimentare quelle
catene immaginarie che li stava legando in un sentimento che rendeva il
loro gioco sempre più esaltante e unico. I colpi erano forti, decisi e
ritmati come le risposte di lei che non amava stare impassibile mentre
il maschio le offriva in dono quello che le spettava di diritto. Si
immolava a quella divinità del sesso di cui era l’unico sacerdote con il
potere di attraversare le porte del tempio sacro. Nella stanza non
volteggiò neppure una parola, solo gemiti di piacere. Involontarie
espressioni di godimento sfuggite al silenzioso controllo imposto dalla
cerimonia sacrificale dei sensi e delle menti. Seguì l’esplosione che
liberò i corpi dal flagello della sublimazione.
(Gioco mortale – Capitolo 25 – Cibo e sesso)
(Gioco mortale – Capitolo 25 – Cibo e sesso)
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Gioco mortale, lussuria, Dante e D’Annunzio
Per un istante si fermò a sbirciare in quella grande scatola che
custodiva gelosamente e tirò fuori un altro ricordo che lo aveva visto
protagonista in una delle tante serate trasgressive che pure si era
concesso e goduto. D’accordo con il vate D’Annunzio che l’aveva
eliminata dalla lista di proscrizione, la lussuria non era un peccato
almeno per come la viveva lui che pure era cattolico praticante. Non le
dava un’accezione negativa perché non ne comandava le azioni e non ne
gestiva l’anima. Non si riteneva in balia delle pulsioni incontrollate
che adorava coccolare convinto com’era che reprimerle poteva essere
peggio che sfogarle. Amava certamente sperimentare, ma fino a quel
momento aveva dimostrato di conoscere il limite oltre il quale non
sarebbe mai andato. Per la continua ricerca di nuovi orizzonti il dottor
Faust forse gli somigliava un pochino e come lui era sicuro di non
correre il rischio di perdere l’anima.
Era certo di non smarrire se stesso perché ogni percorso che intraprendeva aveva i suoi tempi e soprattutto ne conosceva e rispettava il giusto e necessario equilibrio. Così come era sicuro di non essere destinato a varcare la soglia del secondo cerchio dell’Inferno dantesco perché riteneva di non appartenere alla schiera de “i peccator carnali che la ragion sommettono al talento”. Curioso com’era, avrebbe fatto volentieri compagnia al Sommo Poeta pur di incrociare gli sguardi di Francesca da Polenta, Semiramide, Didone, Cleopatra o Elena di Troia. Perché conoscere delle belle donne era per lui uno sforzo che si poteva quantomeno tentare o un pericolo che si poteva correre. Anche se, stavolta, la paura di morire lo stava mettendo a dura prova.
(Gioco mortale – Capitolo 7 – La lussuria)
Era certo di non smarrire se stesso perché ogni percorso che intraprendeva aveva i suoi tempi e soprattutto ne conosceva e rispettava il giusto e necessario equilibrio. Così come era sicuro di non essere destinato a varcare la soglia del secondo cerchio dell’Inferno dantesco perché riteneva di non appartenere alla schiera de “i peccator carnali che la ragion sommettono al talento”. Curioso com’era, avrebbe fatto volentieri compagnia al Sommo Poeta pur di incrociare gli sguardi di Francesca da Polenta, Semiramide, Didone, Cleopatra o Elena di Troia. Perché conoscere delle belle donne era per lui uno sforzo che si poteva quantomeno tentare o un pericolo che si poteva correre. Anche se, stavolta, la paura di morire lo stava mettendo a dura prova.
(Gioco mortale – Capitolo 7 – La lussuria)
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Trasgressione senza segreti in Gioco mortale
La trasgressione non avrà più segreti una volta letto Gioco mortale –
delitto nel mondo della trasgressione, la seconda avventura del
cronista salentino Rosario Saru Santacroce. Seguendo le indagini
sull’omicidio di un ricco licenzioso, farete i conti con Carl Jung e
Freud; imparerete cos’è una gang bang; cuck e sweet non saranno più
termini sconosciuti; il cuckoldismo non sarà più un mistero; il marchese
De Sade vi sembrerà un amico burlone della vostra infanzia; quando
sentirete parlare di un bull non penserete più all’andamento
dell’economia. Infine, ne scoprirete delle belle sullo scambio di
coppia, la lussuria, i club privè, l’amico di coppia, le saune naturiste
e i giochi in spiaggia. Il pensiero unico massificato, voyeur e
pruriginoso, definisce corrotto, perverso e malato il mondo della
licenziosità. Si tratta invece di un mondo che è solo l’immagine
riflessa di ciò che siamo e di ciò che probabilmente sogniamo ma senza
avere il coraggio di viverlo per davvero. Perché, come spiega Saru,
parafrasando Jung, la libido non è solo una pulsione sessuale come la
definiva Freud, ma una forma di energia psichica che costituisce per
l’uomo una spinta vitale che va al di là dell’ambito esclusivamente
sessuale acquistando il valore di una vera e propria trasformazione
spirituale. Perché la stagnazione della libido, tanto quanto una diga
che accumula senza una valvola di sfogo, può essere distruttiva per il
soggetto dando luogo a nevrosi, isteria, ansia, depressione, ossessione,
fobia e psicosi. Ancora una volta Saru infarcisce il racconto con
citazioni salentine ed esalta la vita in tutte le sue sfaccettature. E
siccome il sesso ne è una costante importante vive la propria intimità
con spettacolare teatralità e con naturalezza tanto da farla sembrare
facilmente realizzabile. Da qui il messaggio: meno sovrastrutture, meno
tabù e più consapevolezza di se stessi e delle proprie emozioni
probabilmente aiuterebbero a creare un mondo migliore. Il romanzo ha
contenuti forti per cui è molto probabile che Zia Concezione non vi permetterebbe di leggerlo…
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venerdì 16 settembre 2016
The BooksCatcher: [Hey, what's up?] I gialli di Cesario Picca
The BooksCatcher: [Hey, what's up?] I gialli di Cesario Picca Grazie a Laura Franchin che ha ospitato sul suo blog le avventure di Rosario Saru Santacroce
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martedì 13 settembre 2016
domenica 4 settembre 2016
Presto disponibile Il dio danzante - delitto nel Salento
Sarà presto disponibile Il dio danzante – delitto nel Salento, la
terza avventura di Rosario Saru Santacroce. Stavolta il cronista
salentino ‘gioca’ in casa e seguendo le indagini per la cattura di un
pericoloso latitante della Scu evaso svela anche la storia, le ricchezze
e i tesori della sua amata terra. La capitale del Barocco, le sue
marine, il suo entroterra, i suoi angoli di storia e la foga degli
eventi, anche drammatici, che l’hanno segnata fanno da sfondo a questo
thriller che vi terrà inchiodati dalla prima all’ultima pagina. Il dio danzante (il
famoso sciamano neolitico che domina nella Grotta dei Cervi) permette
ai lettori di scoprire ancor più da vicino la magia della terra baciata
dai due mari. Tanti i risvolti, anche personali e dolorosi, che
caratterizzano questo romanzo impastato con la solita verve divertente e
graffiante del personaggio nato dalla penna di Cesario Picca. Come nelle precedenti due avventure – Tremiti di paura e Gioco mortale
– anche in questo racconto si intrecciano fantasia e realtà, cronaca e
racconto, storia e attualità, gusto per la buona tavola e amore per la
vita. Con le sue riflessioni e con il colpo di scena finale ancora una
volta sarà quanto meno problematico fare i conti con le proprie certezze
e le proprie convinzioni.
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